don Giovanni De Rosa:
“Il Signore ha nutrito il suo popolo con fior di frumento, lo ha saziato di miele della roccia”. Apre con un versetto del salmo 80 la liturgia di questo giorno in cui facciamo festa per il Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, nell’annuale ricorrenza del Corpus Domini che, quest’anno, assume un significato del tutto particolare. A causa della pandemia. Il contenuto di questa festa è espresso nella colletta, preghiera di apertura della solennità odierna: “Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa’ che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione”. L’eucaristia è prima di tutto memoriale della Pasqua del Signore. Ma San Paolo, ci ricorda nella sua prima lettera ai Corinzi i contenuti dottrinali del mistero eucaristico: “Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?”. Questioni teologiche che l’apostolo pone ai cristiani di Corinto, non sempre convinti dello stretto rapporto tra eucaristia, vita personale e vita della Chiesa. E noi? Questo lo abbiamo realizzato o anche noi siamo ancora in un lungo cammino su questi punti fondamentali della nostra fede. In questi mesi di pandemia, durante i quali i fedeli non hanno potuto partecipare alla santa messa, molti hanno avvertito la mancanza proprio del cibo eucaristico. Ora che si è ritornati alla quasi normalità, dopo questo duro periodo di proibizioni, vissuto nei tempi più significativi dell’anno liturgico, quello quaresimale e pasquale, quanti cristiani sono ritornati in chiesa, con tutte le precauzioni del caso, per ricevere degnamente e santamente l’eucaristia? E soprattutto stiamo vivendo l’Eucarestia in sintonia con quello che il Signore Gesù ci chiede o siamo rimasti nelle nostre idee e convinzioni e chiacchiericci……
don Marco Zaina:
Chiudiamo gli occhi e immaginiamo di vedere questa scena.
Una cucina, una tavola preparata per il pasto all’ora di pranzo, e quattro persone sedute: il papà, la mamma e due figli. Al centro della tavola una pagnotta. Il papà la prende, la divide in quattro e ne consegna un pezzo a ciascuno dicendo ai figli: “Prendete e mangiate: è il frutto del lavoro di mamma e papà”.
Ora un’altra scena: la mensa dell’oratorio San Michele. Diverse tavole, preparate per il pasto all’ora di pranzo e diverse persone sedute che ricevono del cibo dalle mani di chi, offrendoglielo, sa essere il frutto del lavoro di una comunità che condivide.
Infine un’ultima scena: una chiesa, un altare, il sacerdote e l’eucaristia, i fedeli che partecipano. E’ Gesù che nel dono di sé, nel pane e nel vino, insegna a vivere la comunione.
Non più l’egoistico “mio”
Non più l’imbarazzante, invidiato “tuo”
Sia invece il generoso, condiviso “nostro”
fra Roberto Benvenuto:
La Festa del Corpus Domini ci rimanda con il pensiero alla celebrazione della Cena del Signore.
Al giovedì santo abbiamo celebrato l’istituzione della Eucarestia: Cristo si offre a noi nel pane spezzato e nel vino versato. La ricorrenza del Corpus Domini ripropone questo Mistero alla nostra adorazione e meditazione. Inginocchiarsi ad adorare l’Eucaristia, sicuramente con il cuore e la mente anche se non con il corpo, è professione di libertà, è affermare che il Cristiano non si prostra davanti a nessuno potere terreno, ma solo davanti al Signore. Chi si china davanti a Gesù non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere. Ci prostriamo davanti a un Dio che per primo si è chinato su di noi come buon Samaritano per curarci le ferite, e si è inginocchiato davanti a noi, a lavare i nostri piedi sporchi! E come abbiamo bisogno di pane per nutrirci, crescere, camminare, così il Cristiano ha bisogno della Eucarestia che ci nutre affinché camminiamo con forza e coraggio lungo le vie del mondo, come testimoni del Vangelo.
S. Francesco d’Assisi, uomo eucaristico, dall’esperienza delle stimmate fa sgorgare dal suo cuore questa preghiera:
Tu sei santo, Signore Iddio unico, che fai cose stupende.
Tu sei forte. Tu sei grande. Tu sei l’Altissimo.
Tu sei il Re onnipotente.
Tu sei il Padre santo, Re del cielo e della terra.
Tu sei trino e uno, Signore Iddio degli dei.
Tu sei il bene, tutto il bene, il Sommo Bene,
Signore Iddio vivo e vero.
Tu sei amore, carità. Tu sei sapienza. Tu sei umiltà.
Tu sei pazienza. Tu sei bellezza. Tu sei sicurezza. Tu sei la pace.
Tu sei gaudio e letizia. Tu sei la nostra speranza.
Tu sei giustizia. Tu sei temperanza. Tu sei ogni nostra ricchezza.
Tu sei bellezza. Tu sei mitezza.
Tu sei il protettore. Tu sei il custode e il difensore nostro.
Tu sei fortezza. Tu sei rifugio.
Tu sei la nostra speranza. Tu sei la nostra fede. Tu sei la nostra carità.
Tu sei tutta la nostra dolcezza.
Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore,
Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.