don Giovanni De Rosa:
Noi cristiani siamo dei lavoratori nel campo del Signore. Siamo dei figli della luce che non temono le tenebre. Sappiamo che il Signore tornerà, ma poco ci dovrebbe interessare il quando, il come e il dove; dovremmo essere felici di attenderlo con le mani sudate. Che bello essere credenti così! Non saremo sorpresi come alla venuta di un ladro, ma di un amico che si attende da sempre. Siamo certi che tornerà, certezza scolpita nella sua parola, e ogni giorno si tesse la tela della speranza, anche nelle lacrime e nella sofferenza. Però il Signore viene già oggi nella nostra storia, e noi dobbiamo riconoscerlo ed accoglierlo. E sappiamo tutti che il Signore quando viene, viene solo per donare. Certo, viene d’improvviso, ed è sempre una sorpresa che riempie di gioia la nostra vita. Oggi è la Giornata dei poveri, e oggi c’è ne sono molti, e come disse Papa Francesco nel 2018 a Palermo: “La mano può essere aperta o chiusa. Simbolo di chi vive per sé e di chi invece dona la vita”. Quanti credenti offrono il loro tempo agli altri. Il farsi “servi” degli altri. Ed essi ci dicono che solo il servizio fatto con amore libera dentro, dà pace e gioia. Oggi pensiamoci ci sono delle persone vicino a noi, nel nostro condominio, nella nostra strada a cui farebbe piacere ricevere un sorriso una parola e un aiuto……
don Marco Zaina:
“Sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto”
Così quel padrone dice ai suoi servi, cui aveva dato fiducia mettendo nelle loro mani i suoi beni, quando tornando a casa si vede restituire quei beni, gestiti con responsabilità.
Quante sono le cose, anche piccole, che talvolta gli altri ci chiedono di poter fare per loro?
Siamo capaci di essere fedeli nelle piccole cose che la vita ci propone?
Riusciamo a mantenere le promesse che facciamo?
Cosa ci ha affidato Dio da custodire, far fruttificare e poi restituirgli?
Alleniamoci ad essere fedeli nel poco, nelle piccole cose; avremo potere su molto: saremo capaci di fedeltà anche nelle grandi cose.
fra Roberto Benvenuto:
La parabola che oggi il Vangelo ci narra, parla di un padrone, simbolo del Signore risorto, e di servi, che rappresentano i discepoli di tutti i tempi. A ciascuno dei servi, a noi, vengono elargiti gratuitamente dei doni, che rappresentano non tanto doti naturali, ma il tesoro del Regno (Vangelo, Sacramenti, carismi,…) che deve essere annunciato e fatto crescere e maturare. Il mandato consiste nel duplicarli, nello sfruttarli al massimo. Usciamo subito col pensiero da logiche di buona economia e di buona politica, non ci viene nemmeno chiesto di essere iperattivi. Tutt’altro. Quanto ci viene richiesto é di vivere in pienezza da cristiani, nell’ascolto della Parola, nei Sacramenti, nelle relazioni di carità. Il servo che non fa nulla di ciò è perché si è costruito una immagine distorta e falsa di un Dio punitivo, severo, vendicativo. Immagine distorta che paralizza del tutto la sua vita. O forse si è lasciato rodere dall’invidia, lui ha un solo talento, gli altri ne hanno di più. Ma il Signore ci fa capire chiaramente che vuole donare a tutti un amore infinito, che ci rende liberi e felici, qui ed ora, a caparra di quanto vivremo in modo totale alla fine dei tempi, quando, in totale comunione con Lui, la gioia sarà piena.