due parole per domenica 17 gennaio 2021, II domenica del Tempo Ordinario B

don Giovanni De Rosa:
Giovanni Battista rende testimonianza a Gesù, questo provoca nei suoi discepoli il desiderio di seguirlo. È la storia semplice ma straordinaria della sequela di Gesù. Oggi ci viene detto che Gesù ci incontra nelle nostre situazioni e ci chiama. Sì basta questo per far esplodere i nostri cuori di gioia. E mai come oggi tutti, abbiamo bisogno del suo Amore e della sua salvezza che ci penetri proprio là dove nessuno è in grado di arrivare. Non possiamo vivere senza speranza nel cuore, nel vuoto del non essere e soprattutto sempre scettici. Perché con Gesù vi è un “vedere” che sorpassa e penetra le opacità dei rigorismi della ragione. Allora pensiamo oggi al nostro incontro con Gesù, ma non come dovere ma come vera esperienza di incontro. E la confessione è proprio questo. La confessione non è una dinamica giuridica, dove l’imputato incontra il giudice, ma è una dinamica d’Amore, dove il figlio ha il desiderio di incontrare il Padre. Ma il desiderio della Confessione non può che nascere dal pentimento e soprattutto dall’aver incontrato Gesù. E soprattutto non ci si confessa più perché si è perso il senso del peccato cioè non si è più capaci di sentirsi creature umili davanti al Padre.

fra Roberto Benvenuto:
Dalla testimonianza nasce il desiderio di seguire Gesù. E seguire Gesù porta a un cambio radicale di vita, che mette non più noi stessi e ciò che ci piace e ci conviene al centro, ma Gesù stesso e il suo Vangelo. Dalla testimonianza del Battista alla scelta radicale di vita dei due primi discepoli, che avvertono nel più profondo che quel Gesù può davvero essere la ragione di vita, e portare al compimento e alla felicità mai trovata prima.
Seguire Gesù e metterlo al centro della nostra vita, diventare discepoli, non può essere un fatto saltuario e marginale del nostro esistere. Ma incontrarlo nei sacramenti, nella preghiera, nella catechesi, nella lettura meditata della Scrittura e nel volto dei fratelli, non può non rivoluzionare e convertire ogni istante della nostra vita, ogni evento, ogni momento, ogni incontro e relazione.

don Marco Zaina:
Eccomi….
Una parola che esprime presenza, disponibilità, attenzione alla domanda di aiuto.
Quante volte l’abbiamo pronunciata? La risposta è abbastanza semplice: “Quando ci siamo sentiti chiamare”. Ed è stata una risposta tanto più pronta, entusiasta, accompagnata da stupore e meraviglia, quanto più ci siamo sentiti chiamare per nome.
Essere chiamati per nome: indica amicizia, famigliarità e, perché no, anche tenerezza, delicatezza.
Dio ci ha chiamati e ci chiama ogni giorno per nome. Desidera essere nostro amico, nostro famigliare. E lo fa con garbo, con delicatezza, con tenerezza.

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