due parole per domenica 27 giugno 2021 – XIII domenica del tempo ordinario B

don Marco Zaina:
“Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano;….”.
Così inizia la prima lettura di questa domenica (Sap 1,13-15; 2,23-24). Dio è il Signore della Vita, e tutto ciò che viene da Dio è cosa buona.
Ciò che Dio crea ha un suo significato, un senso che si esprime nel fatto di esistere, di esserci. Non crea le cose perché vengano distrutte.
D’altra parte anche l’uomo: se crea qualcosa, non la crea perché sia distrutta. Chi costruirebbe una casa per demolirla subito dopo? O chi costruirebbe un’automobile per distruggerla appena uscita dalla fabbrica?
O quale cuoco preparerebbe una prelibatezza per poi gettarla appena cotta, senza averla nemmeno assaggiata?
Certamente si potrebbe obiettare che demolire una casa appena costruita potrebbe servire a testare la resistenza dei materiali ai terremoti; un’automobile si può distruggere facendo dei test in ordine alla sicurezza; una pietanza viene mangiata e quindi “distrutta”.
In questi casi tuttavia c’è uno scopo ben preciso: migliorare, cercare maggior sicurezza, nutrirsi. Sempre però per uno scopo buono, per la vita.
Osserviamo anche che Dio non ha creato la casa, l’automobile, ecc. Leggiamo il racconto della creazione (Gen 1). Ciò che si narra che Dio abbia creato, è quanto rimane del nostro mondo del 2021, se da questo eliminiamo tutte le cose costruite dall’uomo. Rimangono “il creato” e…. noi. E tutto ciò ha ricevuto da Dio la vocazione all’esistenza, all’esserci.
Non basta: all’essere umano Dio ha donato qualcosa di più: la Vita, lo Spirito Santo, perché potesse a sua volta essere “creatore”, ma sempre di cose chiamate ad esserci, ad esistere per il bene dell’umanità.
Purtroppo all’uomo non è bastato poter dar vita e quindi senso a delle cose affinché fossero per il bene di tutti; ha ceduto alla logica del potere, del guadagno, della ricchezza, costruendo “cose” da usare perché, a seconda degli interessi, “qualcosa d’altro” non esistesse più: la verità, il nemico, l’ostacolo al proprio successo, la giustizia, …
E così nel mondo è entrata la “morte”: delle relazioni, dei sentimenti, dell’amicizia, della libertà, della solidarietà, della verità, della giustizia, ……..
“Dio non ha creato la morte”. E’ stato l’uomo. Ma Dio, la morte creata dall’uomo, l’ha vinta.
E chi crede in Lui potrà sempre vincerla.

don Giovanni De Rosa:
Nei racconti di questa domenica del Vangelo di guarigione, Gesù ha a che fare con la folla che è di ostacolo alla sua azione evangelizzatrice. Pur occupando il centro della scena essa non impedisce a Gesù di individuare chi è “periferico”.
Allora vediamo che la donna lo è a causa della sua malattia, che la costringe a non poter intessere rapporti sociali per la sua impurità cultuale. La fanciulla si trova proprio su quella linea di confine tra la vita e la morte, nel momento in cui il padre invoca l’intervento di Gesù.
Possiamo dire che e radicata nel Vangelo l’esortazione delle “periferie esistenziali” di papa Francesco. Questa domenica è anche la domenica dell’obolo di San Pietro. Vuole essere un modo per ricordarci che il Signore non guarda ai nostri peccati ma alla fede che noi abbiamo nel nostro cuore. Quella piccola fiammella che ci è stata consegnata nel giorno del nostro Battesimo. Gesù in questa domenica di esorta a rimuovere dal nostro cuore il male che abitualmente è presente nei nostri giudizi: la condanna della persona. Perché Lui non è venuto per condannare ma per convertire e far crescere l’amore verso suo Padre.

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