don Giovanni De Rosa:
Gesù anche in questa domenica non si lascia spaventare dalle provocazioni che gli rivolgono gli scribi e i farisei, ma le accoglie e da esse trae spunto per arricchire la vita dei suoi discepoli. E’ proprio il confronto, che a volte ci scomoda e ci chiede di metterci in discussione, che ci apre ad una nuova comprensione di noi, degli altri e della realtà che ci circonda. Gesù “prende la palla al balzo” e ridona la giusta collocazione alla tradizione degli antichi, che comprendeva tutto ciò che nel tempo i rabbini avevano aggiunto alla legge di Mosè e che veniva da una tradizione orale, rispetto al comandamento di Dio, che è la Legge dell’Alleanza. Quante volte anche noi preferiamo la tradizione degli uomini al comandamento di Dio? E Gesù ci mette in guardia di ciò. Il nostro cuore è ferito dal peccato; noi desideriamo guarire, e per farlo utilizziamo i mezzi che abbiamo a nostra disposizione: i mezzi umani, la tradizione degli antichi. Il Vangelo di oggi ci invita a “riorientare i parenti di salvezza” accettando di non poterci “autoguarire”, ma lasciando che sia un Altro a sanare la ferita del nostro cuore, l’Unico capace di sradicare il male che ci abita.
don Marco Zaina:
Quando un bambino chiede insistentemente ai genitori qualcosa che non può ottenere, spesso ottiene una risposta molto sintetica e chiara: da un semplice “NO” a qualcosa di un po’ più articolato che però non va oltre ad una motivazione molto semplice e su cui non c’è molto da discutere. Il tutto si conclude con il bambino che magari si mette a piangere e fa il broncio.
Quando il bambino diventa più grande però, di fronte ad analoghe richieste, il solo “NO” non è più sufficiente. SI inizia a ragionare assieme, a valutare, a capire come stanno le cose, e alla fine la decisione viene condivisa.
Analogamente il popolo d’Israele, muove “i primi passi” come popolo di Dio, accettando di rispettare la legge che viene da Dio.
Questo popolo crescerà e allora non basterà più la legge, la norma per poter vivere come popolo di Dio, anche perché quella norma verrà vissuta con ipocrisia: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è molto lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Gesù porterà a compimento la legge. Trasformerà quei divieti e quegli obblighi in un invito ad “amare”.
Certo: si può fingere anche di amare, però non ci si può più nascondere dietro ad un divieto o un obbligo che è stato imposto. Quella di amare è una scelta che siamo chiamati a fare responsabilmente.
Pensiamo al nostro mondo, quello di oggi: se al posto delle infinite regole di comportamento ci fosse la consapevolezza che basterebbe amare veramente? Le cose andrebbero meglio?
Credo proprio di sì. Ma ci vuole l’impegno di tutti. Anzi: ci vuole l’amore di tutti.