don Giovanni De Rosa:
Anche questa domenica ci incontriamo tutti insieme come credenti e uditori della Parola che si è fatta carne, voce e storia nella persona di Gesù. Questo incontro con la Parola di Dio, viva ed efficace e penetrante, esige da noi un atteggiamento interiore di ascolto attento, per lasciarci penetrare nel profondo del nostro cuore con la forza rinnovatrice dello Spirito Santo.
E nel Vangelo odierno siamo all’insegnamento di Gesù sulla ricchezza e sulla povertà, sulla scelta radicale della sua Persona, povera e umile, per diventare suoi discepoli ed entrare nel Regno dei cieli. Il vangelo ci riporta l’incontro di Gesù con un giovane che gli chiede “cosa devo fare per avere la vita eterna”. Il Signore lo guarda, lo fissa, lo ama e poi gli dice: “Và, vendi quello che hai e dallo ai poveri; poi vieni e seguimi”. Il giovane però si allontana afflitto, deluso e ingannato dalla sua speranza, perché non vuol separarsi dal suo passato: aveva infatti molti beni e, per seguire Gesù, c’è invece bisogno del distacco dai beni terreni. L’uomo è invitato a compiere il suo “esodo” passando dall’avere all’essere, dal possedere una grande ricchezza materiale all’essere discepolo di Gesù. La povertà che Gesù chiede ai suoi discepoli, cioè a tutta la Chiesa, e quindi anche a tutti noi, ha una motivazione ben precisa: è per amore di Cristo e del Vangelo.
don Marco Zaina:
Immaginiamo di percorrere in automobile un tratto di strada. Ciò che vediamo “scorrere” a destra e a sinistra, non lo possiamo apprezzare pienamente. Se percorriamo a piedi lo stesso tratto di strada, poiché procediamo lentamente, possiamo guardare con più attenzione, possiamo anche fermarci e indugiare un po’ di più nell’osservare le cose, stimolati da una sana curiosità che, diversamente, rimarrebbe insoddisfatta.
Ecco: l’espressione del salmo “insegnaci a contare i nostri giorni” non è un invito ad esercitarsi in aritmetica, quanto piuttosto a vivere pienamente ogni giorno, apprezzandone ogni ora, ogni istante. E per questo bisogna “rallentare”.
La vita non va vissuta sempre di corsa. Bisogna anche camminare e fermarsi per poter ascoltare, conoscere, lasciare un segno, una testimonianza.
Solo così, posso scoprire l’agire di Dio nella vita quotidiana, la sua presenza nei luoghi dove vivo.
Solo così posso ascoltare e comprendere i suoi insegnamenti.
Solo così posso riconoscere il valore dei Suoi doni.
Solo così posso capire ciò che nella vita veramente conta, ha valore, e cercare di ottenerlo.
Solo così potrò “convertire” le cose di questo mondo per cui prima spendevo in fretta la mia vita, al servizio di quella Sapienza che viene dall’Alto.
Come si può vivere l’amore per Dio e per il prossimo se si è sempre di fretta?