don Marco Zaina:
Per ben comprendere il senso dell’immagine che Gesù ci offre nel vangelo di questa domenica, dovremmo immaginare di essere un po’ bambini e un po’ appassionati di giardinaggio.
Bambini perché capaci di meravigliarsi, di dire “Ohhhh”.
Appassionati di giardinaggio perché consapevoli di dover prendersi cura di un seme per farlo germogliare e crescere, se desideriamo avere dei frutti.
Ecco: il Regno di Dio è come un seme che gettato nel terreno germoglia e cresce, fino diventare un grande albero. Il nostro essere bambini ci porta davanti a quel fazzoletto di terra dove oggi non si vede nulla, ma domani si vede il piccolo germoglio, e pieni di stupore, diventiamo curiosi e non vediamo l’ora di tornare lì il giorno dopo per vedere cosa è successo. Nessuno ha fatto nulla, ma “nulla” quel semino e diventato un germoglio.
L’appassionato di giardinaggio sa che bisogna almeno bagnare un po’ il terreno perché quel germoglio continui a crescere. Il resto lo fanno il sole e la terra; lui deve solo custodire, proteggere quella pianticella, finché non diventa robusta e può resistere da sola di fronte alle difficoltà.
E quando quella pianticella è diventata un fiore, o un albero che dà frutto, il bambino gioisce, incredulo davanti a qualcosa che con le sue forme e i suoi colori abbellisce il giardino, o che con i suoi frutti sfama e delizia il palato.
Nel frattempo quel bambino è diventato un giovane-adulto. Quanta pazienza ci è voluta per andare ogni giorno a vedere quel “prodigio”, sempre più grande, sempre più bello.
(A proposito di pazienza, mi vengono in mente due querce: una era una pianticella, grande più o meno 40/50 cm. È stata piantata dieci anni fa. Ora è un alberello con tante belle foglie. Meraviglioso. Ce n’è una seconda, piantata l’anno scorso: pian piano sta crescendo.
Quanto bello è fermarsi a guardarle e, con tanta pazienza, vederle crescere senza quasi accorgersene. Dove? Nel prato dell’oratorio San Michele).
E il Regno di Dio? È proprio questo: un dono che ci è stato fatto, un semino nella vita del mondo. È cresciuto con pazienza, curato dal buon Dio, con tanto amore e tanta fatica; ed è oggi diventato un “luogo” dove l’uomo, se sa ancora meravigliarsi, può apprezzarne i frutti.
Ma non basta: a questo Regno anche l’uomo è chiamato a contribuire; basta che almeno porti l’acqua per aiutare quel fiore, quell’albero a vivere e a continuare a dar frutto. Senza mai stancarsi di gioire e aiutare i più piccoli a meravigliarsi.
don Giovanni De Rosa:
Gesù oggi ci fa capire quanta fiducia ha nella potenza della Parola di Dio. E affinché la Parola produca frutto basta seminarla. Il seme non ha bisogno del contadino, ma resta nascosto sottoterra. Lì esso deve marcire per nascere e diventare spiga matura. Infatti attraverso queste due parabole Gesù descrive il Regno di Dio. Compito di ogni cristiano è l’evangelizzare: il resto non dipende da lui, ma da chi accoglie la parola di Dio. Gesù ha seminato la Parola, ma è Lui stessi il seme di Dio gettato nel campo della storia! Ha bisogno solo di trovare una terra preparata che lo accoglie, e una pazienza fiduciosa che sa attendere. Il granello di senape proposto da Gesù “è il più piccolo di tutti i semi”. Perché Gesù non teme di farsi piccolo perché ha fiducia in sé stesso, poiché in Lui opera il Padre. Infatti non ha bisogno di apparire a tutti i costi. E soprattutto ha fiducia nell’uomo. Tanto che si è fatto piccolo fino alla morte in croce. Proprio così è diventato il “grande albero” dove tutti possono trovare accoglienza e vita.