due parole per domenica 19 settembre 2021 – XXV domenica del tempo ordinario B

don Giovanni De Rosa:
Oggi siamo invitati a confrontarci con un uomo, Gesù, che ci comunica di volersi calarsi fino in fondo, senza remore anche nelle profondità più oscure dell’esistenza umana. Troviamo un Dio che decide di passare per la porta per la porta stretta dell’umiliazione e della sofferenza è difficile da comprendere. Preferiremmo di gran lunga un Dio che decidesse d’intervenire nella storia, con la manifestazione di tutta la sua onnipotenza. Vorremmo proprio vederlo all’opera mentre estirpa il male e tutta la violenza di cui ne sentiamo il peso. Ma Gesù non è così… I discepoli stessi non capiscono. Anche in questo caso sono tentati di non capire, di fuggire; provano a non approfondire il discorso: “avevano timore d’interrogarlo”. Quante volte capita anche a noi di non reggere di fronte al dolore, di alienarci pur di non vederlo, di evitare chi è nella prova per non prendere contatto con questa realtà che ci parla della fragilità della vita, e che ci impone di uscire da noi stessi. L’umiltà di Gesù porta alla luce tutta la superbia dei discepoli e forse anche la nostra! Proprio mentre Gesù sta dicendo loro e dice oggi anche a noi che la sua vita è tutta per gli altri, noi, ripiegati su noi stessi, continuiamo nel nostro cuore a domandarci: “Chi sono io? Quanto valgo?” Cerchiamo da oggi di lasciare libero Dio di trasformarci in uomini e donne che abbiano il coraggio di domandarsi non tanto “chi sono io?”, ma “per chi sono io?”.

don Marco Zaina:
“Chiedere giustizia, ottenere giustizia, fare giustizia, farsi giustizia da soli: sono espressioni che probabilmente abbiamo sentito pronunciare più di qualche volta e per lo più in occasione di situazioni di tensione.Il brano della Sapienza di questa domenica, il salmo responsoriale che la segue e il brano della lettera di Giacomo ci introducono in una scena dove incontriamo il giusto, l’ingiustizia e le cause che la provocano.Gesù, nel vangelo parla di quella che sarebbe stata la “grande ingiustizia” che avrebbe dovuto vivere. Ma nel contempo suggerisce lo stile di chi vive e promuove la giustizia: il servizio e l’accoglienza. Servizio ai piccoli, agli ultimi, che si realizza proprio nell’accoglierli e prendersi cura di loro. È così che Dio troverà posto nella nostra vita.”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *