Fra Roberto Benvenuto:
Quante volte anche noi, come un figlio della parabola, obbediamo al Signore solo a parole e non con i fatti, quante volte la nostra adesione al suo progetto di vita è solo apparenza?
Quante volte, invece, come l’altro figlio, accettiamo le nostre contraddizioni interiori, e poi ci apriamo alla conversione, che ci conduce a compiere in modo fattivo la volontà del Padre?
La fede, ricordiamolo, non ci chiede di non sbagliare mai, di non peccare mai, sarebbe una fede irrealistica. Ma ci chiede invece di saper riconoscere il nostro peccato, i nostri no, le chiusure del cuore, e a chiedere perdono, coscienti di aver disatteso la sequela del Vangelo di Gesù. Pentirsi, e quindi convertirsi, é sempre un libero e grande atto di fiducia nella misericordia del Signore, che con la grazia del perdono cambia sempre, senza stancarsi, in bene la nostra vita.
don Giovanni De Rosa:
Che cos’è il tradimento, se non dare la propria parola e poi rimangiarsela nei fatti…purché non si veda?…purché non si sappia? La logica del “si fa ma non si dice”.
Convertirsi è possibile! E se lo hanno fatto pubblicani e prostitute, possiamo farlo molto più facilmente noi, che con molta probabilità non ci siamo mai macchiati di colpe gravissime, come loro. A volte basta poco… E poi, convertirsi non è come girare un interruttore… non si diventa santi in un istante! La conversione è un cammino che inizia il giorno X e dura tutto il resto della vita! Fare la scelta di vita una volta per tutte non basta! è necessario rifarla tutti i giorni, man mano che passa il tempo, le energie nostre e altrui mutano, la situazione non è più quella iniziale, le circostanze pure…
Ecco perché ogni domenica siamo qui, intorno alla mensa della Parola e del Corpo del Signore a chiedere perdono, a ripetere a noi, a Dio e alla Chiesa che la fede è il dono più grande, che l’amore è il valore più prezioso, e la speranza l’unica garanzia per un futuro di giustizia e di pace. Non si tratta di coazione a ripetere – pecco… tanto poi mi confesso…per peccare ancora e confessarmi ancora -; è in gioco la verità di noi stessi! Se il sole tramonta sulle nostre colpe, sarà il segno che siamo soltanto dei poveri peccatori. Se il sole tramonta sul nostro pentimento, allora saremo peccatori riconciliati con Dio, con il prossimo, e con noi stessi. In una parola, santi.
don Marco Zaina:
Sto pensando che per presentarsi arrabbiati di fronte a Dio e dirgli che non si comporta bene, ci vuole coraggio!!!
Forse talvolta, avendo la sensazione che qualcosa nel mondo non funziona per il verso giusto (violenze, ingiustizie, ……), ce la prendiamo con Dio. Questo sicuramente è un buon pretesto per chi non crede, per affermare con forza che “Dio non esiste, altrimenti, visto che dice di essere buono e giusto, certe cose non le permetterebbe”; per chi crede invece, è un momento di crisi dove ci si rivolge a Dio chiedendogli “perché succede questo, perché permetti che accadano queste cose?”.
E così, non avendo alcuna risposta, ci rassegniamo a dire che la volontà di Dio non sempre possiamo capirla. O magari riusciamo anche a pensare che Dio non è giusto.
Dimentichiamo però che i primi responsabili di come vanno le cose nel mondo siamo proprio noi, non Dio. Anzi: Dio continuamente cerca di richiamare la nostra attenzione sul nostro comportamento e ci suggerisce pure come dovremmo fare, come dovremmo essere, ma siamo spesso distratti, sordi, ciechi davanti agli insegnamenti di Dio.
E’ vero, siamo fragili esseri umani, ma non dobbiamo ripararci dietro alla nostra fragilità per cercare una giustificazione o peggio scaricare le colpe su altri.
Armiamoci dunque di coraggio e presentiamoci a Dio, ma stavolta con Fede; non arrabbiati.