fra Roberto Benvenuto:
In questa terza Domenica di Quaresima viene messo in rilievo il tema dell’Alleanza, della quale i Comandamenti costituiscono la clausola più importante, rendendo autentico il rapporto con Dio. I Comandamenti sono dunque importanti, sono come i paletti posti lungo la ampia via della nostra vita, sono le parole sante che indirizzano la nostra libertà verso un fine di bene. Gesù si indigna proprio perchè constata che il culto non è autentico, ma distante dalla vita, è smentito dalla vita. Gesù denunzia la situazione deteriorata del Tempio, divenuto mercato e centro di potere e malaffare. Quante situazioni originariamente buone e carismatiche in tutti i tempi si sono svilite e deteriorate sfigurando il volto originale! A volte, ci fa capire il Vangelo, è necessario far entrare Gesù nella nostra vita, nella vita della Chiesa e permettergli di fare una radicale pulizia. Questo avvierà un processo di rinnovamento e di rigenerazione, e ci aprirà di nuovo al bene.
don Giovanni De Rosa:
In questa domenica ci viene detto da Gesù che il Tempio è la casa di suo Padre. Gesù parla del suo Corpo, che è allo stesso modo luogo in cui vive suo Padre. E anche in noi, che assumiamo anche nelle nostre Eucarestie, il suo Corpo, Dio vive. A Lui dobbiamo disporre una casa accogliente. Non gli interesserà il colore dei nostri capelli, un po’ di pancia, o ciò che indossiamo. Queste non sono che le mura esterne. Invece, gli interesserà chi avremmo fatto vivere in noi. Abbiamo reso il nostro corpo un posto in cui i mercanti di odio, di gelosia, di vendetta hanno messo su le bancarelle? Non aspettiamo che Gesù li cacci: facciamo pulizia noi stessi e mettiamo ordine nel nostro interiore. Prepariamo al Signore che ci dona la sua vita, che viene ad abitare in noi, per poterci salvare, un posto confortevole. E poniamo attenzione a tutelare più il nostro “interno”, che non la nostra linea!
don Marco Zaina:
Un segno: a Gesù chiedono una prova che giustifichi il suo comportamento nel cortile del tempio. La risposta di Gesù non viene compresa. Lo sarà dopo la Risurrezione, quando illuminati dallo Spirito Santo gli apostoli inizieranno la predicazione.
Il culto a Dio stava diventando un atto formale, dovuto; e così veniva impoverito, se non svuotato del suo profondo significato. Bastava offrire a Dio qualcosa, magari acquistato all’ultimo momento, lì vicino all’ingresso del tempio, e tutto era risolto: si era fatto il proprio dovere, Dio era stato onorato, e si poteva tornare alle proprie faccende. E così per un po’ si era a posto con la coscienza.
Con il suo comportamento Gesù crea non poco scompiglio tra la folla, tanto è vero che gli chiedono di giustificarsi. La risposta di Gesù è un invito a recarsi al tempio, tenendo presente però che quel Tempio non è più l’edificio, pur maestosamente costruito e arricchito di belle pietre (e che sarà distrutto da lì a pochi anni), ma il nuovo tempio è Lui. E’ a Lui che bisogna andare. E Gesù non ha bisogno di sacrifici, di tori, di colombe. Gesù non vuol ricevere nulla. Desidera solo dare, donare. Ma per ricevere bisogna andare a Lui.
Oggi effettivamente, al tempio, in chiesa, a Gesù non portiamo nulla, tranne due cose che non tiene per sé, ma che invece ci restituisce in dono………… pensiamoci….